Le diete di tendenza, che fanno notizia su giornali e riviste oltre a preoccupare talvolta medici e nutrizionisti, non sono molto diverse l’una dall’altra in quanto a efficacia: non ne hanno poi molta e, pur riducendo un po’ il rischio cardiovascolare connesso al sovrappeso e facendo perdere qualche chilo, richiedono una strettissima aderenza per funzionare. È quanto rilevato in uno studio di Michael Dansinger del Tufts-New England Medical Center di Boston, pubblicato sul Journal of the American Medical Association.
Le diete “griffate”, come la Atkins o la dieta a zona, fanno molti adepti in tutto il mondo occidentale ma, soprattutto per alcune, l’efficacia è solo raramente verificata in indagini con tutti i crismi medico-scientifici. In quest’indagine Dansinger ha confrontato le diete più famose: la Atkins, basata sulla riduzione dei carboidrati senza controllo invece sui grassi assunti; la dieta a zona, che consiste nel tenere d’occhio l’indice glicemico dei cibi – ovvero un parametro che indica la velocità di assorbimento dei carboidrati in essi contenuti – e l’equilibrio dei diversi macronutrienti: proteine, grassi, carboidrati; la dieta Weight Watchers, che consiste nel ridurre porzioni e introito calorico; la dieta Ornish, che invece si basa sulla riduzione dei grassi assunti.
Queste quattro diete sono state fatte seguire per un anno a un gruppo di 160 individui in sovrappeso o obesi tra i 22 ed i 72 anni, suddivisi equamente in quattro gruppi. Dopo un anno coloro che erano stati più fedeli ai precetti della dieta assegnata erano dimagriti più o meno tutti dello stesso peso indipendentemente dalla dieta seguita e tutti avevano avuto un moderato beneficio su parametri con cui si può quantificare il rischio cardiovascolare, quindi colesterolo “cattivo” e trigliceridi nel sangue.
In particolare, ha rilevato Dansinger, i seguaci della dieta Atkins (il 53 per cento dei quali ha completato il periodo di dieta senza “mollare”) sono dimagriti di circa due chili, quelli della dieta a zona (il 65 per cento ha completato il “percorso”) di circa tre, quelli della dieta Ornish (50 per cento di tenaci) poco più di tre chili, infine i seguaci della dieta Weight Watchers (65 per cento di tenaci) poco meno di tre chili.
In termini statistici queste differenze non sono così significative per promuovere una e bocciare le altre diete. Inoltre nessuna differenza significativa si è registrata neppure per quel che riguarda la riduzione di rischio cardiovascolare: tutte più o meno determinano un decremento del 10 per cento del rapporto colesterolo cattivo/colesterolo buono. In ogni caso l’aderenza al regime alimentare è il problema riscontrato per tutte le diete esaminate, con maggiori disagi per la Atkins e la Ornish forse per le loro regole un po’ “estreme”.
Questo studio, oltre a dimostrare che le diete di voga non sono poi migliori l’una dell’altra, indica soprattutto che la strategia migliore per dimagrire è adottare il più possibile una dieta personalizzata stilata da dietologi esperti, che tenga conto di abitudini, preferenze e stile di vita del paziente, in modo da massimizzare l’aderenza alla cura dimagrante.
Yahoo salute 05/01/2005